La fenomenologia nasce come disciplina filosofica tra l’800 e il 900. È da intendersi come una radicale riflessione che ha per oggetto il sé e per scopo la conoscenza diretta dell’altro. Fino a quel momento si era vista una sostanziale sottovalutazione, da parte della psichiatria dell’epoca, dell’esperienza personale del paziente con disturbo mentale.
Oggi la fenomenologia non è un’entità monolitica ma uno sciame composta dalle “api dell’invisibile”. I due orizzonti di ricerca sono l’applicazione in ambito psicoterapeutico e nella ricerca empirica. La fenomenologia clinica è una pratica di riconoscimento di sé e dell’altro. Una disciplina che cerca di sviluppare strumenti atti a migliorare il riconoscimento dell’alterità. Una riflessione radicale che ha per oggetto il sé e per scopo la relazione diretta con l’altro.
Il cardine del metodo fenomenologico è l’epoché, la messa in parentesi, la sospensione di ogni forma di preconoscenza, sia essa pregiudizio scientifico (nosografia, metapsicologia) o in senso comune. Ciò non significa essere ascientifici ma richiama l’esigenza di non ostacolare la conoscenza dell’altro con i propri presupposti teorici.
Un altro concetto cardine per la fenomenologia è l’alterità, il termine indica due fenomeni, uno interno e uno esterno (l’altra persona). Vi sono tre modalità dell’alterità interna: i desideri, le emozioni e le abitudini. I desideri sono visti come qualcosa che fa parte di noi ma sono anche altro, in un essere umano che non coincide con se stesso. Le emozioni sono ciò a partire da cui ci muoviamo e sono di due tipi: umori e affetti. Dei primi non conosciamo la causa mentre dei secondi la conosciamo. Dal momento che non possiamo scegliere le nostre emozioni queste sono alterità e, grazie al mio riconoscimento di dove sono situato emotivamente, posso conoscere una parte di me stesso che non conoscevo, posso quindi riconoscere una parte di me e assumermene la responsabilità. Rispetto alle abitudini viene sottolineato come siamo agiti da esse, facendoci fare delle cose in maniera automatica, senza cercarne i motivi. Desideri, emozioni e abitudini sono i tre ambiti dell’involontario che caratterizzano l’alterità.
Alessandro Amo