PSICOLOGO PSICOTERAPEUTA

Dott. Alessandro Federico Amo

Via S. Quintino, 4, 10121 Torino
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Lo Psicodramma Analitico Individuativo è inteso come una metodologia di psicoterapia “attraverso il gruppo” in cui si utilizzano tecniche di drammatizzazione. Presuppone un’area della mente non conscia in cui vi può essere un conflitto potenzialmente indagabile. È una metodologia che, attraverso il termine junghiano “individuativo”, si rifà ad una concezione creativa dell’inconscio e ha come obiettivo il divieni te stesso ripreso dalla filosofia di Nietzsche, che ha le sue origini nella cultura orientale.
Nel gioco psicodrammatico la tematica evolve attraverso il gioco dei partecipanti e vi è il confronto tra l’immagine che ognuno ha di se stesso, ciò che mostra ai membri del gruppo e le immagini che gli altri partecipanti hanno del singolo. Nella seduta emergono e si elaborano i transfert verso i terapeuti e i transfert laterali, cioè quelli verso gli altri membri del gruppo.
Il gioco psicodrammatico è la chiave di volta dello psicodramma ed è emblematico del conflitto intrapsichico e/o interpersonale dei partecipanti. Attraverso la reviviscenza e la presentificazione della scena viene permessa l’espressione di diversi linguaggi, la presenza di diversi ruoli insieme alle loro caratteristiche ideative e affettive, si evidenziano gli aspetti relazionali e si consente di esplorare le diverse componenti della strutturazione dell’identità. Il compito del conduttore e dell’osservatore è quello di monitorare questi aspetti.
I ruoli intrapsichici e interpersonali costituiscono la struttura di personalità, sono centrali nel lavoro psicodrammatico poiché rendono palesi i conflitti del soggetto, modellano le relazioni con il mondo e costituiscono il patrimonio intrapsichico.

La seduta psicodrammatica ha lo scopo di favorire il cambiamento, condivide alcuni aspetti con i riti di cura e di passaggio. È uno spazio “sacro” in cui i partecipanti si astengono da ciò che non riguarda il rito. In questo spazio i partecipanti entrano in contatto con degli aspetti inconsci della psiche per rimodellarli. Come nel rito, vi sono tre fasi:

  • Fase di separazione, in cui il conduttore invita i partecipanti a condividere stati d’animo, esperienze e sogni. Il conduttore intercetta i sentimenti, le tensioni e i temi particolarmente significativi.
  • Fase transizionale, in cui il conduttore sceglie il protagonista per il primo gioco e conduce la messa in scena. Viene esplicitata la fine di ogni gioco con una frase rituale. Il conduttore chiede i vissuti e i collegamenti personali che possono essere utilizzati per la scelta del protagonista successivo.
  • Fase di riaggregazione, in cui l’osservatore (o, in mancanza, il conduttore) espone le proprie osservazioni senza essere interrotto.

Attraverso la reviviscenza e la presentificazione, il gioco psicodrammatico definisce un preciso momento nel passato che può essere emblematico del conflitto intrapsichico e interpersonale del paziente. I giochi successivi evidenziano le origini di eventuali complessi e/o le possibilità di cambiamento. È una rappresentazione che permette la messa in scena di diversi ruoli con il loro portato ideativo ed affettivo e del loro relazionarsi intrapsichico, evidenzia aspetti relazionali del copione comunicativo alla base del complesso e consente lo spostamento di significato che permette il cambiamento.
La possibile sequenza delle scene di un singolo protagonista comporta, dopo la scena “attuale”, sintomatica della problematica condivisa dal paziente, la possibilità che venga giocata una scena relativa al passato, che esplicita il complesso da cui origina la scena attuale e la scena relativa al futuro/virtuale, di rinforzo o ridefinizione del sé. La sequenza delle scene permette di riconoscere la matrice del gruppo e di riconnettere l’esperienza attuale ad elementi della storia personale, dandole significato e aprendo all’esplorazione dei copioni. Inoltre, favorisce il cambiamento, rafforza la consapevolezza, ridefinisce l’identità in base ad elementi simbolici e nelle relazioni. Nel gioco psicodrammatico, la messa in gioco di nuovi protagonisti è basata sulla sensazione soggettiva di gravità del conduttore, sulla consequenzialità dei temi portati nei vissuti e sull’elaborazione del tema profondo del gruppo affiorante in seduta.
Le tecniche di conduzione comportano, principalmente, il cambio di ruolo, finalizzato a percepire il proprio comportamento, riconoscere e integrare ruoli scissi, esplorare ruoli potenziali, e il doppiaggio, in cui il doppiatore, di spalle, si rivolge al protagonista facendo domande relative alla situazione giocata, rende cosciente ed esprimibile stati d’animo ed affetti e crea collegamenti tra le diverse situazioni.
Le sequenze dei giochi nella seduta, sul piano interpersonale, esamina gli aspetti relazionali e proiettivi nella diversa visione dei partecipanti. Sul piano intrapsichico, permette l’emergere dei conflitti e l’elaborazione delle aree di sofferenza e consente gli spostamenti di significato che permettono il cambiamento. Sul piano gruppale, permette ai partecipanti di sperimentarsi in diversi ruoli, innescando il processo delle libere associazioni ed elicitando meccanismi di rispecchiamento e di proiezione.
L’osservazione ha il compito di restituire ai partecipanti il senso unitario della seduta, riconoscendo il tema iniziale, l’elaborazione e la conclusione. Inoltre, ha il compito di restituire ai singoli il senso della partecipazione.

Bibliografia

Gasca G. Lo psicodramma psicoanalitico, Cortina, Milano 2011.
Gasseau M. e Gasca G. Lo psicodramma junghiano, Bollati Boringhieri, Torino 1991.